Il lavoro di Tesla sull’etere è stato purtroppo strumentalizzato da innumerevoli gruppuscoli “new age” senza alcun costrutto scientifico, che hanno contribuito a screditare la sua opera. Ecco come l’opera di un genio entra nel dimenticatoio. Fino a che qualcun altro non ha il fegato di prendere in mano le sue teorie e ricomincia da dove Tesla si era fermato.
E infatti qualcuno ci sta provando tuttora, in modo particolare il fisico-matematico e ingegnere Thomas Bearden, il quale oltre a progettare tutta una serie di esperimenti per tentare l’estrazione della cosiddetta “energia libera”, ha elaborato un modello teorico che spiegherebbe l’energia scaturita dall’etere come la manifestazionone di “onde scalari”. Definendo come “etere” tre cose indistintamente, il vuoto, lo spaziotempo e la carica elettrica senza massa, secondo Bearden le onde di Tesla non sarebbero altro che onde scalari in un flusso di cariche senza massa facenti parte della natura intrinseca dell’etere. A differenza delle onde elettromagnetiche, la cui natura è vettoriale ovvero caratterizzate da un verso e una direzione oltre che da una intensità, le onde scalari rappresentano un campo di energia che non ha né direzione né verso.
Le onde scalari, che rappresenterebbero un qualcosa che non esiste nello spazio ordinario, sarebbero onde che nascono dunque dal vuoto, un vuoto senza massa ma dotato di carica e inondato da particelle virtuali. In questo contesto la carica assorbirebbe continuamente “energia virtuale” dal vuoto, la integrerebbe e poi la riemetterebbe come fotoni reali osservabili.